Il corpo divorato.
Paese delle Meraviglie, 1865.
La Sindrome di Todd è un disturbo neurologico che colpisce la percezione visiva, associato a forti emicranie, e comporta diversi tipi di distorsioni dimensionali e morfologiche: del senso del tempo, di quello dello spazio, della dimensione degli oggetti e di parti del proprio corpo. Lewis Carroll soffre di gravi emicranie, nel suo diario del 1856 annota il suo incontro con l’oftalmologo William Bowman, per parlargli delle sue allucinazioni visive.
Forse non è un caso che il personaggio inventato da Carroll sperimenti gli stessi sintomi: Alice diventa piccolissima, oppure molto grande. Nel romanzo, però, avviene perché Alice beve oppure mangia; in questa chiave di lettura, nel Paese delle Meraviglie il cibo non serve per sostentare oppure per crescere, se non nell’accezione paradossale del termine, così come sono paradossali le descrizioni del cibo e delle sue forme: l’orologio del Bianconiglio è tagliato a metà dal Cappellaio Matto come un panino da spalmare con il burro, la Lepre Marzolina riempie l’orologio da taschino con briciole di pane e lo inzuppa nel thé, il contenuto della bottiglia bevuta da Alice sa di ananas, pane tostato, caramello e arrosto, il Tricheco attira le ostrichette in un capannone per divorarle, le aragoste ballano la quadriglia, i sassi diventano pasticcini, e a casa della Duchessa c’è una zuppa piena di pepe che fa starnutire un bambino, trasformandolo in porcellino.
Nel mondo reale il cibo è legato al piacere e alla crescita, in quello di Alice al dolore e alla morte: si mangia, ma si può essere mangiati; il cibo è animato, dotato di autocoscienza, antropomorfo. Nella storia dell’umanità si danno tre forme di cannibalismo: alimentare, rituale o legato al culto dei morti. Resti dell’homo neanderthalensis trovati in siti archeologici indicano questa pratica, tra il 200.000 e i 40.000 anni a.C. Secondo l’orfismo greco (VI e V secolo a.C.) Dioniso, ancora bambino, viene smembrato, bollito, arrostito e mangiato dai Titani. Di lui resta solo il cuore, che Atena porta a Zeus. Dalle ceneri dei Titani, folgorati da Zeus per punizione, e dal cuore di Dioniso nasce il genere umano.
Le Baccanti smembrano Penteo, nell’omonima tragedia di Euripide (406 a.C.), perché ha assistito – ingannato dallo stesso Dioniso che realizza il suo desiderio – ai riti preclusi agli uomini, travestendosi da donna. E sono proprio sua moglie e sua figlia a farlo a brani, inconsapevoli del loro atto, scambiandolo per una preda, un cervo, prese da furore bacchico. La dimenticanza di sé, il disconoscimento dell’altro, l’essere nel respiro del dio; la radice etimologica della parola entusiasmo.
Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo, dice Gesù Cristo ai suoi discepoli; molti studiosi sono concordi nell’affermare che il Vangelo secondo Giovanni è stato influenzato direttamente dal platonismo degli antecedenti testi deuterocanonici ebraici, e in modo meno palese dal culto di Dioniso, in particolare per la trasmutazione dell’acqua in vino. E ancora, sull’antropofagia: fino alla fine del periodo del colonialismo, in Congo, la Setta degli Uomini Leopardo pratica il cannibalismo; nel film di Richard Fleisher, Soylent Green (1973), tratto dal romanzo distopico di Harry Harrison “Largo! Largo!” (1965), un poliziotto scopre che le gallette verdi – l’ultima risorsa umana per risolvere il problema della fame mondiale – sono ricavate da cadaveri umani.
Lo scrittore Thomas Harris si è ispirato ad alcuni serial killer, tra i quali Alber Fish e Andrej Romanov Cikatilo, per creare il suo Hannibal Lecter. Tuttavia, fondamentale è stato l’incontro avuto nella prigione messicana di Monterrey nei primi anni ’60 con Alfredo Ballì Trevino, un facoltoso e distinto medico che aveva ucciso e mutilato il suo amante in modo raccapricciante. Gli esempi potrebbero proseguire a lungo: è l’archetipo del corpo che si nutre di un altro corpo, palesemente manifesto nelle mitologie di molte civiltà antiche e che nel contemporaneo fa capolino nelle patologie mentali più estreme.
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“Allegro mi sembrava Amor tenendo
meo core in mano, e ne le braccia aveva
madonna involta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d’esto core ardendo
lei paventosa umilmente pascea:
appresso gir lo ne vedeva piangendo.”
Dal sogno di Beatrice nella Vita Nova,
Dante Alighieri.
“Non l’ho baciato? Straziato l’ho, dunque?
Fu un mio sbaglio.
Mordere, baciare, simili sono
a chi ama di cuore,
fa una cosa e vuole fare l’altra.”
Dalla Pentesilea di Heinrich von Kleist.
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Miniatura dal Decameron di Giovanni Boccaccio: la “Novella del Cuore Mangiato”, 1350 c.a.

Berbardino Mei, “Ghismunda con il cuore di Guiscardo”, 1650 c.a.

Peter Paul Rubens, “Saturno che divora i suoi figli“, 1637.

Francisco Goya, “Saturno che divora i suoi figli“, 1820 c.a.

La regina di Biancaneve, Grimilde, chiede al cacciatore, come prova dell’assassinio di Biancaneve, il suo cuore.

L’impianto di produzione delle gallette verdi in Soylent Green.

Illustrazione dall’Alice nel Paese delle Meraviglie, a tavola con il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina.

Meme dal web.
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Performance.
C’est toi, il miglior ingrediente… sei tu!
Il primo ristorante per mangiare ed essere mangiati. Per un cannibalismo moderno, consapevole e cruelty-free.
Performance digitale, 2019.
Clicca qui per visitare il sito ufficiale del ristorante:
C’est toi, il miglior ingrediente… sei tu!
Solosuinvito.
Performance, 2017.
Solosuinvito è stato un esperimento performativo che ha visto coinvolto il proprietario di un appartamento, che ha messo a disposizione il suo “luogo privato” per ospitare una performance destinata ad un pubblico ristretto. La performance non è stata ripetuta e vivrà solo del racconto di quelli che l’hanno vista e partecipata, assolutamente non per una questione elitaria bensì per una sorta di messaggio specifico sulla centralità dello spettatore: la responsabilità, per quindici persone, di essere testimoni di un visto, la consapevolezza che la performance ha solo loro come depositari di un vissuto.
La performance prevedeva la relazione tra due performer, entrambi bendati, uno dei quali forzatamente e casualmente “nutriva” l’altro con diversi tipi di alimenti. L’imboccatura obbligata e random è proseguita per un’ora e mezza, passando da un iniziale “piacere” fisiologico e gustativo nell’essere nutrita, da parte della performer, al disgusto per l’azione ripetuta senza sosta, continuativamente; e dalla responsabilità per l’altro performer di essere inesorabile rispetto ad un accordo preso precedentemente in fase di organizzazione del lavoro.
Per gusto e/o per necessità
– il filo del discorso –
Performance, 2018.
In occasione di Terra Madre / Salone del Gusto 2018
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