Il corpo tradito e tradotto.

Il corpo tradito e tradotto.
Andare ai resti. Drop Dead.

 

Userò i termini tradimento e traduzione in senso lato. Immaginandoli derivare da etimologie arcaiche scevre (e privandoli) di connotazioni negative o positive; connotazioni che sono il conto della serva, sempre legate a filo doppio con una (troppo spesso miserevole) valutazione dello scopo raggiunto (allora positiva) o non raggiunto (allora negativa).

 

Ci sono fatti, precipitati incarnati in cose o persone, dai quali si può essere traditi o tradotti. Anche i corpi possono essere traditi o tradotti, anzi forse il tradire e il tradurre riguarda, prima di qualsiasi altra cosa, proprio i corpi. Soltanto i corpi.

 

Il tradimento o la traduzione possono avvenire in tempi e luoghi diversi.

 

Il tradimento o la traduzione possono avvenire in tempi: fulminei, oppure lunghissimi.

 

In tempi fulminei, ci si accorge subito del tradimento o della traduzione. Sappiamo – o crediamo di sapere – come dovrebbe apparire, ma percepiamo immediatamente assonanza o dissonanza. Che si sappia, come dovrebbe apparire, potrebbe essere vero, oppure un desiderio, una speranza, un’attesa, una pretesa. Se è vero, la traduzione o il tradimento si compiono e non c’è altro da aggiungere. Se è desiderio, speranza, attesa, pretesa, il tradimento o la traduzione sono negoziazioni, con sé e con l’altra persona.

 

La negoziazione può concludersi con la liberazione degli ostaggi, oppure con una carneficina. Ciascuna tiene in ostaggio qualcosa che appartiene o non appartiene all’altra, e la vuole scambiare. Se entrambe le parti scambiano con percezione di profitto, si è costruito un fatto reciproco, un insieme coincidenze, che diventa un destino comune. Se la negoziazione si conclude con una carneficina, si costruiscono tanti fatti personali quante sono le persone coinvolte. Questi fatti sono insiemi separati, tangenti, secanti, destini personali. Diverse versioni dei fatti.

 

C’è un’espressione del criminale che dice: andare ai resti. Quando una rapina va male, si spara un colpo che non si sarebbe voluto o dovuto, si scappa o ci scappa il morto, insomma si va ai resti. Ciascuna delle parti vuole qualcosa di diverso dall’altra. La violenza (forse sempre) soggiacente diventa manifesta. Se entrambe le parti avessero contezza dell’ammontare esatto della reciproca violenza, non si andrebbe ai resti. Si saprebbe subito chi l’avrebbe vinta e chi no. Invece si va ai resti perché ciascuna sopravvaluta o sottovaluta l’ammontare di violenza altrui. Oppure, si va ai resti perché si cerca di occupare prima dell’altra lo spazio del possibile, la variabile dell’incertezza, cristallizzandola in un fatto preciso. Quel margine di incertezza da occuparsi e/o cristallizzarsi è dove si svolge l’andare ai resti.

 

In tempi lunghissimi, ci si accorge dopo, del tradimento o della traduzione. E’ forse quel momento in cui l’ultima tessera del puzzle va al suo posto. Allora il quadro ci appare completo. Ma può anche essere il momento in cui si tirano le somme, e alle somme tirare manca sempre qualcosa. In questo caso c’è una volontà di selezione delle tessere che fanno gioco, perché il tradimento o la traduzione avvengano. Questa selezione delle tessere può essere in buona o in cattiva fede, conscia o inconscia. Bias percettivi o modelli culturali, pressione sociale o desideri latenti.

 

Il tradimento o la traduzione possono avvenire in luoghi familiari, oppure in luoghi sconosciuti. I luoghi familiari sono quelli di cui si sa o si pensa di sapere qualcosa. I luoghi sconosciuti sono quelli di cui non si sa, e vi si accede con aspettative o meno.

 

Il corpo durante la sua esistenza si declina in tempi fulminei oppure lunghissimi, e in luoghi familiari oppure sconosciuti: sia il proprio che quello altrui.

 

Per cultura e storia personale si può essere portate a dare una connotazione piuttosto che un’altra al tradimento e alla traduzione. Possiamo dare una connotazione negativa al tradimento, ma: penso alla parola o al gesto che tradiscono la vera natura di cose e persone, restituendocene la verità soggiacente. Oppure, possiamo dare una connotazione positiva alla traduzione, ma: ogni trasposizione è difforme per definizione dall’originale.

 

E’ più facile immaginare il tradimento come involontario, spontaneo. Può avvenire così come un bicchiere che trabocca, oppure una crepa improvvisa. Nel caso di un corpo, si può dire: dopo tanta fatica, ecco che si è guastato. Oppure: si è guastato così, all’improvviso. Ha a che fare con la percezione del tempo del corpo. Un anziano si ammala. Chi muore giovane è caro agli dei. Ricordo video in Rete di sportivi fulminati, durante una gara oppure una partita, colti da malore. L’espressione in inglese è drop dead. La percezione del tempo: è giovane, è sano, si allena, è innaturale cioè non può avvenire che. Percepiamo il tradimento di quel corpo, rispetto alla traduzione che ne diamo di esso.

 

A quel punto cerchiamo spiegazioni: “non sapeva di avere una malattia congenita, ma tuttavia per passione ha continuato a…”, oppure “nonostante la sua malattia congenita non ha desistito dal…” Gesto eroico o irresponsabile, traduzione o tradimento.

 

E’ meno facile immaginare il tradimento come volontario, cercato. Dipende da dove si trova l’epicentro del fatto. Se l’epicentro del tradimento è dentro al soggetto, tradirsi coincide con il non fare ciò che si vuole, o fare ciò che non si vuole. Coinciderebbe, forse, con una cattiva traduzione. Se l’epicentro del tradimento è dentro all’oggetto, allora le cose si fanno sfocate, dai contorni meno netti. E’ qui che traduzione e tradimento assomigliano a due facce della stessa medaglia. Nel senso negativo del tradimento: basta mancare una promessa, una fiducia. L’oggetto è stato tradito. Nel senso positivo del tradimento: allora – paradossalmente – il soggetto ha rivelato la sua vera natura, si è tradotto correttamente.

 

Un traduttore che ha tradotto male un testo ha tradito il testo, ma ha tradotto (rivelato) perfettamente se stesso.

 

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Performance.

 

Tradurre in parole.
Arco, frecce, libro:
“Saggio intorno ai sinonimi”.
Performance, 2022.

 

Go away from yourself.
Series: impossible actions.
VR, 2020.

 

Una performance lentissima
Spille, acrilico blu, ritagli
dal libro di poesie “Basta così”
di Wisława Szymborska (Adelphi).
Performance, 2020.

 

La rinuncia al titolo.
Corpo, pagine di libri.
Selezione di immagini da video.
Performance, 2022.

 

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Daniel Blanga Gubbay.
Il corpo tradotto.
Racconto fantastico a più dimensioni.

“Narciso – adagiato sulla riva di uno stagno – immerge lo sguardo nello specchio d’acqua per perdersi a lungo nel riflesso della propria immagine: «Attonito fissa se stesso e, senza riuscire a staccare lo sguardo, rimane immobile come una statua scolpita in marmo di Paro. Disteso a terra contempla le due stelle che sono i suoi occhi, e i capelli degni di Bacco, degni anche di Apollo, e le guance impuberi e il collo d’avorio e la gemma della bocca e il rosa soffuso sul candore di neve, e ammira tutto ciò che fa di lui un essere meraviglioso. Desidera senza saperlo se stesso; elogia, ma è lui l’elogiato, e mentre brama, si brama e insieme accende e arde». Nelle parole di questa metamorfosi di Ovidio si potrebbero condensare le modalità di un’interminabile fascinazione del genere umano per la propria immagine: proiezione di una forma umana al di fuori di sé; esigenza di creazione e necessità di un proprio riconoscimento in questa nuova forma che – come un’ombra distaccatasi lentamente dal corpo d’origine – ha abbandonato la mano creatrice per acquistare una propria forza autonoma, e collocarsi così nuovamente di fronte allo sguardo dell’uomo. Da un lato l’uomo ha assecondato questo bisogno modellando la materia: ha scavato il marmo e intagliato il legno, lavorato la creta e fuso i metalli per far nascere dall’informe una forma a «propria immagine e somiglianza», in una sorta di letterale rievocazione biblica di creazione dalla materia. Allo stesso tempo l’uomo ha teso nei secoli a rappresentare sé stesso appiattendosi nelle forme delle due dimensioni. Al pari dello specchio d’acqua di Narciso, ogni superficie bidimensionale è stata destinata nei secoli ad accogliere l’immagine del corpo: le pareti delle caverne come la tela, le tavole di legno così come i fogli di carta, sono stati intagliati o impressi con immagini antropomorfe che – pur pretendendo un maggiore o minore grado di verosimiglianza – hanno sempre ottenuto lo statuto di rappresentazioni del corpo.” […]

 

Prosegui la lettura qui.

 

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Laurenzia Falcolini.
Il tradimento del corpo.

“Il corpo non è soltanto la peculiare miscela di fattori costituzionali, e le abitudini acquisite in relazione al mondo, nel corso del tempo, ma le luci e le ombre create da ciò che sentiamo accettato o respinto. Il rapporto che stabiliamo col nostro corpo è un processo continuo, anche se spesso inconsapevole, che riguarda noi, gli altri, il contesto culturale in cui viviamo. Nella cultura occidentale, ogni riferimento al corpo appare intimamente legato alla riflessione filosofica sui rapporti tra corpo e anima, ed all’influenza che questa ha avuto sul pensiero scientifico.” […]

 

Prosegui la lettura qui.

 

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Drop dead.
1 – Morire all’improvviso
2 – Drop-dead beautiful: uno schianto.
3 – Dead drop: punto di scambio.
4 – Dead drop: nascondiglio.

 

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10 risposte a “Il corpo tradito e tradotto.”

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  2. […] neutralizzati: come nei fondamentalismi – userei la parola kamikaze, e la sua traduzione (cfr il corpo tradito e tradotto) dalla Seconda Guerra Mondiale agli attentati terroristici – non importa che il corpo vada […]

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