Il corpo folle.
Nel 1767 lo storico dell’arte Johann Winckelmann scrive: “La generale e principale caratteristica della statuaria greca è una nobile semplicità e una quieta grandezza, sia nella posizione che nell’espressione. Come la profondità del mare che resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la superficie, l’espressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostra sempre un’anima grande e posata.” Le pose bizzarre, focose e scomposte vanno evitate, a favore di espressioni semplici in grado di offrire all’osservatore una sensazione di grandezza, di armonia, di nobile semplicità. L’Apollo del Belvedere, secondo Winckelmann, rappresenta il più alto ideale artistico tra tutte le opere dell’antichità sfuggite alla distruzione, ed è utile per formarsi un’idea che superi le proporzioni più che umane di una bella divinità.

Insomma, a tavola si sta composti. Lo scomposto è sinonimo o sintomo di mancanza di controllo; prima della legge Basaglia, il cartello che indica i padiglioni degli ospedali psichiatrici adibiti ai malati mentali iperattivi o violenti recita: “Reparto agitati.” Scrive Raffaella Cosentino in “Parlare civile”: “Per un’analisi storica del trattamento riservato alle persone con disturbi mentali non si può fare a meno di citare i concetti di controllo e di istituzioni disciplinari sviluppati da Michael Foucault in “Storia della follia” (1961). La sua opera tenta una ricostruzione storica dell’esclusione e della reclusione della follia, che va dal Medioevo agli inizi del XIX secolo. In epoca medievale il simbolo per eccellenza è la nave dei folli, una creazione letteraria che però deriva da una pratica reale in uso a quel tempo: affidare i folli ai marinai per allontanarli dalle città.”

La Nave dei Folli (Narrenschiff) di Sebastian Brant, 1494.
Successivamente, le persone identificate come folli vengono internate insieme ai vagabondi, ai criminali, ai poveri e ai mendicanti: i luoghi preposti alla loro reclusione sono vecchi lebbrosari ormai svuotati. Foucault dimostra che i folli vengono associati agli oziosi e agli improduttivi sulla base di una condanna etica dell’ozio. I folli sono visti come inutili: per questa ragione, moralmente condannabili. Fino al 1978 vige in Italia un sistema psichiatrico dominato dalla finalità della difesa sociale. La cura del malato è un aspetto secondario rispetto alla repressione dei (percepiti come) socialmente pericolosi. Per essere ricoverati bastava che qualcuno lo richiedesse al pretore, dietro presentazione di un semplice certificato medico, ratificato dall’autorità locale di Pubblica Sicurezza.
Ci sono periodi della storia molto meno noti di altri, durante i quali si è portati a pensare che il senno del poi non possa che uscire eternamente sconfitto dal senso del prima. Questi periodi storici hanno come caratteristica comune i corpi come quantità enumerabili ed enumerate. Uno di questi periodi storici è il Massacro di settembre, risultato della violenta reazione della popolazione di Parigi alla notizia del disastroso andamento della guerra contro la Prussia.
Il diffondersi del panico e la psicosi del complotto controrivoluzionario spingono la folla, tra il 2 e il 6 settembre del 1792 – esattamente 25 anni dopo i canoni estetici di quieta grandezza enunciati da Winckelmann – ad assalire le prigioni della capitale: l’Abbaye-aux-Bois, l’Hotel des Carmes, la Prison de la Force, l’ex seminario di Saint-Firmin, la Conciergerie, lo Chatelet e la Salpetrière.

La Salpetrière prima fu fabbrica di polvere da sparo (da salpetre, salnitro), poi nel 1656 per volere di Luigi XIV diventa l’Ospizio della Salpetrière, nel quale vengono detenuti clochard, vagabondi, ladri e truffatori di Parigi. In breve tempo arriva ad ospitare 40.000 corpi, su una popolazione parigina di 400.000. Nel 1680 un nuovo editto ne ordina l’ampliamento: viene costruita una sezione femminile, che in cento anni circa raggiunge le 8.000 ospiti. Si tratta di prostitute e alienate, appartenenti al più basso ceto sociale, che alla Salpetrière non vengono affatto curate, bensì tenute in condizioni igieniche inumane, incatenate in locali umidi, freddi, al buio e senza nessun servizio igienico. Finché arrivano i massacri di settembre del 1792: 134 prostitute vengono liberate, mentre tutte le altre, invece, vengono trascinate in strada e giustiziate sommariamente.
A seguire, arrivano gli anni dell’elettrofisiologia delle passioni, del magnetismo, dell’elettricità, della scienza. Della ragione. Alla fine del 1800 Philippe Pinel prende la direzione della Salpetrière, dove mette in pratica la sua nuova concezione di psichiatria: distingue la malattia mentale dalle forme di emarginazione sociale, e introduce nei confronti dei malati modalità terapeutiche quali i colloqui, che lui chiama “terapia morale”, antesignani dell’analisi; ma prescrive anche docce ghiacciate, diete sbilanciate, isolamento, contenzione fisica, purghe, salassi, oppio. L’ideale illuministico che lo guida è quello di riportare alla normalità i malati mentali.
La successiva direzione viene data in carico al neurologo Jean-Martin Charcot, nel 1862, che conduce alla Salpetrière i suoi studi sull’isteria e l’ipnosi. Tra i partecipanti alle sue lezioni del martedì c’è un giovane Sigmund Freud, assegnatario di una borsa di studio. Cento anni dopo Winckelmann – è il 1866 – Gustave Courbet dipinge l’Origine del mondo. In una lettera tra Alexandre Dumas figlio e George Sand apprendiamo che la misteriosa modella di Courbet fu Constance Queniaux (1832 – 1908), figlia di una ragazza madre, cresciuta in povertà. Prima prostituta, poi cortigiana, infine ballerina all’Opera di Parigi, e maitresse di Khalil-Bey, doplomatico politico ottomano e collezionista d’arte.

Gustave Courbet, L’Origine del mondo.
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Deborah de Robertis, durante la sua performance non autorizzata di fronte all’Origine del mondo, 2014.
Tra il 1878 e il 1881 Charcot fotografa tutte le ricoverate della Salpetrière. E’ il senno del poi che cerca di comprendere e catalogare le senza senno, condannate dal senno di prima ad un’esistenza da sepolte vive. Forse, porre rimedio, dove non può essere più posto, a fronte dei perduti corpi enumerati precedentemente; ma il “non si sapeva” è un ritornello costante della storia umana, in epoca romana le tubature dell’acqua erano di piombo (le cui particelle danneggiano i reni e il sistema nervoso, causando colpi apoplettici, cancro e ritardo dello sviluppo), le coperture ignifughe e le tute dei Vigili del Fuoco fino a pochi anni fa erano di amianto, che provoca tumori e mesoteliomi, e via dicendo.
In questi anni Robert Louis Stevenson scrive “Lo strano caso del dottor Jekyll e Mister Hyde”, il criminologo Alphone Bertillon inventa l’antropometria giudiziaria per schedare i criminali e Cesare Lombroso prende la strada errata della fisiognomica.



Rovinato nel 1868 dal gioco d’azzardo, Khalil-Bey fu costretto a cedere il dipinto di Courbet all’Hotel Drouot: in seguito venne acquistato dalla galleria Bernheim-Jeunee, e fu qui che il barone Ferenc Hatvany ne entrò in possesso. L’Origine del mondo sopravvisse alla rivoluzione ungherese del 1918 (ma non alle razzie della Seconda Guerra mondiale). Ma è prima, durante la Prima Guerra mondiale, che nasce l’espressione popolare “scemo di guerra“. A 10 milioni di morti, invalidi e mutilati, si deve aggiungere un numero impossibile da quantificare di persone che hanno perso la salute mentale a causa del conflitto.
Il 14 luglio 1933 il Ministero degli Interni del Reich (sezione sanità popolare) emana la prima legge indirizzata verso il miglioramento della salute genetica tedesca attraverso la sterilizzazione obbligatoria dei soggetti con malattie ereditarie: epilessia, schizofrenia, oligofrenia, infermità fisiche congenite, cecità e sordomutismo. L’applicazione della legge è garantita dai tribunali per la salute genetica, a seguito di diagnosi e denunce di ospedali e case di cura.
Sterilizzazione forzata di: 200.000 persone con debolezza di mente, 80.000 con schizofrenia, 60.000 con epilessia, 20.000 con psicosi maniaco-depressive, 20.000 con malformazioni, 16.000 con sordità, 4.000 con cecità, 10.000 persone affette da alcolismo ereditario e 600 da corea di Huntington (malattia genetica neurodegenerativa). Totale: 410.600 corpi.
Da un testo di matematica del 1935 per gli studenti tedeschi: “Un pazzo costa 4 marchi al giorno, uno storpio 5,50, un criminale 3,50. In moltissimi casi un funzionario guadagna appena 4 marchi al giorno per ogni componente della sua famiglia, un impiegato appena 3,50, un operaio specializzato nemmeno 2 marchi. Queste cifre devono far pensare. Da un calcolo prudenziale risulta che in Germania i pazzi, gli epilettici etc. ricoverati sono 300.000. Domande: a) quanto costano giornalmente questi individui, data una quota media giornaliera di 4 marchi? b) quanti prestiti di 1.000 marchi alle coppie di giovani sposi si ricaverebbero all’anno (rinunziando anche alla restituzione) da quella somma?”
Tuttavia, il caso nazista non è unico: sull’onda dell’evoluzionismo, dello spencerismo liberale, del socialismo scientifico, del malthusianesimo e del darwinismo sociale (correnti ideologiche che confluiranno tutte nell’eugenetica teorizzata da Galton), politiche eugenetiche di sterilizzazione obbligatoria di persone affette da malattie mentali vengono attuate già dal 1907 negli Stati Uniti, e poi in Belgio, Brasile, Canada, Giappone e Svezia.

Josef Thorak, “Cameratismo”, 1937.

Gli ausmerzen del progetto Aktion T4.

Una delle quattro “fotografie del Sonderkommando” scattate segretamente nell’agosto del 1944 da un detenuto all’interno di Auschwitz.
Al termine della Seconda Guerra mondiale, il Barone Ferenc Hatvany riuscì a riappropriarsi dell’Origine del mondo, e a portarlo con sé a Parigi, dove fu venduto per 1,5 milioni di franchi allo psicoanalista Jacques Lacan. Nel 1966 Lacan tiene un intervento al Collège de Medecine, alla Salpetrière: affronta il tema di quale posto abbia la psicanalisi nella medicina, prevedendo che il medico avrebbe dovuto fare i conti con problemi nuovi a causa della comparsa “di un essere umano sempre più soggetto alle condizioni di un mondo scientifico, provvisto di nuovi poteri d’investigazione e di ricerca. Da qui l’emergenza di nuove esigenze sociali provocate dal progresso e dalla scienza“. Lacan, in altre parole, preannuncia l’emergenza di una faglia epistemo-somatica nella relazione della medicina con il corpo, come effetto del progresso scientifico.
Viceversa, Winckelmann si sbagliava sulla metafora di purezza e perfezione sottolineato dal colore bianco delle sculture marmoree greche. In seguito a studi effettuati con scansioni a utlravioletti, infrarossi e spettrografi a raggi X, l’archeologo tedesco Vinzent Brinkmann afferma che alcune sculture classiche, greche e romane, erano dipinte e decorate con colorazioni a volte anche sgargianti. Infine, la vita di Winckelmann termina in modo cruento. Di ritorno da Vienna, dove è stato ricevuto con grandi onori dall’imperatrice Maria Teresa, sosta presso la Locanda Grande di Trieste, in attesa della nave per Ancona. La mattina dell’8 giugno 1768 Francesco Arcangeli, suo vicino di camera, cuoco pregiudicato, lo accoltella brutalmente, secondo alcuni con l’intezione di derubarlo delle medaglie ricevute in regalo alla corte viennese, secondo altri a causa di un approccio sessuale degenerato in violenza, per altri ancora quale mandante di un delitto politico.
Arcangeli viene condannato al supplizio della ruota, da eseguirsi alla stessa ora del delitto e di fronte alla locanda.
“Condotto al luogo del patibolo, siano dal carnefice con una ruota ben ferrata spezzate ad una ad una tutte le ossa principali del corpo dal cranio della testa in poi, poiché possa il corpo intessuto vivo fra i raggi di detta ruota, e poiché in essa fra quelli accerbi cruciati in pena della sua scelleratezza ad esempio dei simili mostri di crudeltà avranno vomitata quella anima infelice, che informava quel corpo scelerato, sia quell’infame cadavere come peste del mondo gettato nelle fiamme e ridotto in minima polvere che sparsa nell’acqua di un vicino fiume, si disperda, non convenendo che qualsivoglia minima parte di lui abbia sepoltura in quella città o luogo, che avrà così empiamente tradito.” (dalla Grida del 7 agosto 1630, firmata da Antonio Ferrer).
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Altri percorsi.
Marina Montesano.
Dalla Nave dei folli ai porti del contagio.
L’epidemia negli immaginari medioevali e moderni.
Da Sebastian Brant alla Diamond Princess.
Nessuno vuole farsi carico della morte altrui.
“Nel caso di Brant, Dürer e Bosch, tuttavia, la stultifera navis trasporta non malati di mente, ma peccatori. Non va dimenticato, però, che il legame fra malattia e peccato era all’epoca molto stretto: alcune malattie, in particolare la lebbra, erano spiegate come vendetta di Dio contro i peccatori, ma nel caso delle pandemie allora la punizione divina colpiva i peccati di comunità intere, non più soltanto dei singoli. Scrive Petrarca all’indomani della peste del 1348, ch’era stata peraltro preceduta e accompagnata da un peggioramento climatico con conseguenti carestie in molte aree d’Europa: «Meritammo questo e anche più grave castigo, non lo nego; ma lo meritarono anche i nostri maggiori, e Dio voglia che non lo meritino anche i posteri! Perché mai, o giustissimo giudice, perché mai così particolarmente si scagliò sulla nostra età il furore della tua vendetta?».”
Vieri Razzini
Il Dr. Jekyll e Mr. Hyde (2020).
“Hyde in realtà non è affatto un mostro in senso tradizionale: l’immagine che Stevenson ne fornisce è assolutamente svincolata sia dall’iconografìa del demonismo medioevale che dalla prassi del racconto nero o «gotico» del romanticismo inglese avente per caposcuola la Mary Shelley di «Frankenstein». Il «male puro» che Hyde incarna traspare all’esterno, nella sua persona, in qualcosa di indefinibile, una forte repulsione fisica che chiunque lo avvicini avverte senza saperne spiegare il motivo preciso ed è perciò tanto più forte: il perfido Hyde emana e riflette sugli altri il male che ha dentro, ma il corpo non mostra alcuna apparente deformazione. […] «Il peggiore dei miei difetti», egli dice nel capitolo finale, confidandosi all’amico Utterson, «era un temperamento irrequieto e allegro che io trovo difficile conciliare col mio imperioso desiderio di andare a testa alta e di tenere in pubblico un contegno più grave del comune. Nacque così l’abitudine di nascondere i miei piaceri… con un senso di vergogna quasi morboso…» Ecco quindi l’illustre medico, ligio alle regole della società in cui vive, assuefarsi a una «profonda duplicità di vita»; orgoglio, onore, decoro, prestigio, raggiungimento della fama e del successo lo obbligano a rivelare solo la facciata, dando di sé al mondo un’immagine vera solo in parte e costringendolo a separare «con un taglio assai più profondo che nella maggior parte degli uomini» le regioni del bene e del male.”
Massimo Recalcati.
Dottor Jekyll, Mister Hyde e l’inconscio (2018).
“Il dualismo che attraversa l’essere umano non è il segno della nostra peccaminosità inguaribile come ha voluto farci credere un pensiero morale di derivazione gnostica che si è potentemente infiltrato nella religione cattolica. Non solo non esiste corpo senza anima e anima senza corpo, ma quello che più conta mettere in evidenza è che noi non siamo mai i padroni assoluti del nostro corpo. Non siamo, come pensava Platone, i cavalieri che devono domare la spinta pulsionale incarnata da un cavallo imbizzarrito. In fondo è ancora a questa tradizione che rifà Stevenson. Solo se cessiamo di vedere il nostro corpo e il nostro desiderio come luogo criminale del male potremmo smarcarci dal peso oppressivo di questa tradizione. Il che significa, per esempio, tollerare maggiormente la distanza che ci separa dall’ideale che noi vorremmo essere o ascoltare l’inconscio non come una minaccia ma come un suggeritore che ha cura della nostra vita. In una formula psicoanalitica si tratta di rinunciare al perfezionismo sadico del Super-io”.

Marco Respinti
Eugenetica, figlia dell’evoluzionismo di Darwin (2018)
Galton era il cugino di secondo grado di Darwin, e questo di per sé sarebbe il meno (i figli non sono responsabili delle colpe dei padri, figuriamoci i biscugini). Il punto è però che fu un darwinista entusiasta. La pubblicazione, nel 1859, di L’origine delle specie di Darwin gli cambiò la vita. Lo colpirono specialmente la pagine su incroci e selezione. Darwin parlava per lo più di bestiame, ma in fin dei conti, soprattutto per la cultura materialista dell’epoca, l’uomo non è forse soltanto un altro animale? Del resto Galton condurrà anche “ricerche” statistiche sul potere della preghiera – i cui risultati affidò al saggio Statistical Inquiries into the Efficacy of Prayer pubblicato nel fascicolo del 1° agosto 1872 di The Fortnightly Review – per concludere che le preghiere non hanno alcun effetto sulla longevità di coloro per le quali sono offerte. Convinto che le qualità migliori fossero ereditabili da un individuo all’altro – concezione esposta in Hereditary Genius del 1869 (Macmillan), strampalata ma dal futuro assicurato – Galton cominciò a teorizzare l’applicazione degl’incroci selettivi d’allevamento all’essere umano; in breve, l’uomo venne concepito come l’ennesimo prodotto della zootecnia. Chi doveva incaricarsi di allevarne la stirpe migliore, favorendo la trasmissione delle sue grandi qualità e scartando le altre? Lo Stato.”
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Quando ci mettevano il cappio al collo
e ci buttavano sulle brandine nude
insieme a cocci immondi di bottiglie
per favorire l’autoannientamento,
allora sulle fronti madide
compariva il sudore degli orti sacri,
degli orti maledetti degli ulivi.
Quando gli infermieri bastardi
ci sollevavano le gonne putride
e ghignavano, ghignavano verde,
era in quel momento preciso
che volevamo la lapidazione.
Quando venivamo inchiodate in un cesso
per essere sottoposte alla Cerletti,
era in quel momento che la Gestapo vinceva
e i nostri maledettissimi corpi
non osavano sferrare pugni a destra e a manca
per la resurrezione degli uomini…
– Alda Merini.
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Performance
Lo spazio vuoto che separa due masse.
Fermo per 20 minuti a sostenere il peso di un ciottolo,
dai resti di una morena del pleistocene inferiore.
Performance, 2020.
Parco della Bessa (Biella).
Representations.
B/W polaroid, acrylics.
Series: dis-works.
Performance, 2020.
(not so) fictional places.
Digital performance, 2020.
Dedicated to Patrick Zaki.
Time is money.
Timer, software di riconoscimento del movimento.
Serie: azioni impossibili.
Performance, 2020.
Attraversamenti.
Martello, scalpello, pietra.
3 ore ininterrotte.
Performance, 2021.
“And lose the name of action.”
Prove di consistenza. Microfono, impianto di amplificazione, cassa, corpo, impatti. Performance, 2022.
da L’arte sopravvivrà alle sue rovine, Anselm Kiefer
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